08 Gen “A” come Ascolto : in ricordo di Claudio Abbado
Claudio Abbado lascia un’eredità importante a chiunque si occupi di musica, e non solo a livello concertistico: mantenere vivo il messaggio che sapeva trasmettere con lo sguardo, la gestualità elegante e mai imperiosa, il sorriso, la gentilezza dei modi e il trasporto con cui interpretava la musica.
L’arte per Abbado è strumento etico e sociale: la sua era una mediazione tra Musica e Persona: gli esecutori, (dirigeva a memoria, per poter guardare ed esserci senza barriere) ma anche il pubblico. Nelle sue interviste dichiarava che il fare musica non ha solo un fine estetico, la musica è educazione dell’uomo; non è necessaria alla vita ma è il più efficace strumento per costruire una società migliore.
Per suonare insieme ci si deve reciprocamente ascoltare, trovare un accordo nel rispetto della propria parte individuale al fine di un progetto comune. Credeva nei giovani, fondava orchestre giovanili a cui dava alta formazione, lavoro, crescita. Si innamora del Sistema di Abreu in Venezuela e segue lo sviluppo di quelle orchestre formate da bambini e ragazzi presi dalle favelas, che ricevendo questa educazione si affrancano da vite stentate e violente. La cultura è il riscatto dalla povertà ha dichiarato Abbado a Fazio in un’intervista televisiva: chi ama la cultura ama tutte le culture e quindi combatte il razzismo. Ma non sono le parole a convincere, quanto la sua onestà intellettuale e come ha perseguito i valori in cui credeva.
Oltre che salire sui più grandi teatri del mondo, portando le orchestre ad esprimersi al più alto livello artistico, Abbado ha portato la musica nella lotta politica negli anni ’70, nelle fabbriche tra gli operai, dichiarando che la musica non è di un’elite di privilegiati, ma un bene di tutti, successivamente negli ospedali, nelle carceri, nell’impegno ambientalista.
Questa sua esperienza nel mondo reale lo avvicina, almeno idealmente, anche a chi ha fatto della musica una scelta non solo artistica ma di crescita e cambiamento personale e sociale. L’ascolto e l’attenzione sono parte fondante della relazione e ancor più di quella terapeutica. La comunicazione, specialmente quella non verbale, è il “linguaggio” della mediazione artistica, sia che si manifesti con un suono, con un disegno, con un gesto o uno scatto fotografico.
Le emozioni che nascono intorno sono la “partitura” che terapeuta e paziente eseguono insieme. Chi suona sente quanto questo procuri un grande piacere; chi suona insieme sa quanto questo porti un piacere condiviso, irresistibile e contagioso, anche per chi ascolta. Ed apre mente e cuore verso l’altro da sé. È l’inizio del cambiamento.