disegno arteterapia

Giocare, scoprire, sperimentare

Giocare, scoprire, sperimentare: progetto di arteterapia presso un centro diurno per disabili

di Giada Barbi

La disabilità è un concetto difficile da stabilire; la definizione proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nella “Classificazione Internazionale delle Menomazioni, Disabilità e Handicap” (1980) espone come punto focale la sequenza che porta dalla menomazione all’handicap: la menomazione è il danno biologico che una persona riporta a seguito di una malattia (congenita o meno) o di un incidente; la disabilità è l’incapacità di svolgere le normali attività della vita quotidiana a seguito della menomazione; l’handicap è lo svantaggio sociale che deriva dall’avere una disabilità. Così, quando menomazione, disabilità ed handicap si incontrano è difficile pensare che ci sia spazio per l’arte, ancor meno quando si parla di casi gravi e gravissimi.

Attualmente lavoro presso un centro diurno per disabili del distretto di Sassuolo: il centro si chiama Non Ti Scordar Di Me, Ex Casa Fantini; ospita 20 utenti gravi con un rapporto educatori 2:1. Gli utenti vanno dai 16 ai 50 anni e presentano vari tipi di patologia:

  • deficit cognitivi dovuti a ritardo mentale o a sindromi particolari;
  • deficit sensoriali: sordità centrale, sordomutismo, ipoacusia e cecità;
  • deficit motori: dovuti a malattie perinatali con conseguente spasticità;
  • sintomi psichiatrici;
  • autismo;
  • sindromi epilettiche.

Dopo qualche mese di lavoro, ho iniziato a pensare di formulare un progetto specifico per alcuni ragazzi, volto a sviluppare il tema della figura umana. Per molti dei nostri ragazzi l’essere umano è un concetto difficile; alcuni fanno fatica a distinguere uomo-donna, altri avendo problemi di percezione abbinati a sindromi psichiatriche fanno fatica a distinguere il sé dall’altro; altri ancora hanno grandi difficoltà relazionali fra di loro. Mi sembrava quindi interessante provare a sviluppare il tema, tramite anche giochi di relazione e socializzazione. Il primo nodo problematico riguardava la capacità dei ragazzi di rappresentare, che dovevo ancora testare. Dopo un paio di incontri di prova ho potuto trarre le prime conclusioni: la capacità raffigurativa dei ragazzi era praticamente assente, a parte alcune eccezioni; si notava una quasi totale assenza di forme, una mancanza di abitudine ad usare il disegno libero come forma di espressione.

Non usando forme, la comunicazione si svolgeva soprattutto tramite il colore, ed era quello il canale su cui investire, in un  progetto di lavoro personalizzato in base alla specifica conformazione dell’handicap, che puntasse al miglioramento delle capacità grafo-motorie e di estensione del tratto in caso di disfunzione motoria, e che puntasse invece sull’aspetto ideativo nei casi di ritardo mentale.

L’attività si è svolta con frequenza settimanale a partire da febbraio 2009, su venti utenti ne ho individuati otto su cui incentrare il progetto. I singoli incontri venivano però proposti a quattro utenti per volta, cercando di amalgamare il gruppo. Alcuni dei ragazzi hanno infatti bisogno di attenzione in particolar modo, per via della patologia.

Il gruppo comprende infatti ragazzi:

autistici;

con ritardo mentale medio-grave;

con la sindrome di Cornelia De Lange;

con spasticità grave;

con psicosi e sordità centrale;

con sordomutismo.

Le capacità grafico-pittoriche sono molto differenti, così come cambia l’approccio relazionale di ciascuno di loro, e di conseguenza la mia conduzione del gruppo.

La consegna iniziale, e che ho portato avanti per i primi incontri, è stata quella del disegno libero. Ho ritenuto fondamentale lasciare a loro la libera sperimentazione di tecniche e strumenti, ponendomi come figura presente e disponibile a richieste d’aiuto, ma rimanendo pur sempre in seconda fila. Lo scopo è stato quello di creare un clima di fiducia e di apertura, dove ognuno potesse scegliere e trovare la modalità espressiva che più lo divertiva e lo rappresentava.

 

disegno arteterapiaAttività strutturate specifiche

Dopo aver sviluppato l’approccio individuale al disegno, ho proposto dei “giochi” di gruppo per far entrare in relazione i ragazzi tramite l’arte. I nostri utenti infatti hanno modalità relazionali particolari. La maggior parte di loro ha difficoltà ad entrare in relazione con gli altri ragazzi, e ricerca relazioni esclusive con gli educatori. Per questo si creano spesso situazioni di conflitto e tensione fra di loro che portano allo scontro o alla totale indifferenza.

L’obiettivo delle attività che ho proposto era quello di creare una modalità non competitiva in cui i ragazzi potessero confrontarsi, entrare in relazione e sviluppare un nuovo approccio relazionale.

Fra le attività proposte c’erano:

–  il disegno a  coppie

–  il disegno di gruppo

–  attività di gruppo con disegno a rotazione: utile per sperimentare l’attesa, la comunicazione tramite il disegno, la fiducia nell’affidare qualcosa di proprio a qualcun altro, per ritrovarla completata e modificata;

–  autoritratto e ritratto di un compagno: l’autoritratto è stato proposto ad un gruppo di cinque ragazzi; i ragazzi che ho scelto per l’attività hanno infatti grosse difficoltà ad introiettare la figura umana in generale,  non la riescono a rappresentare, per cui ho facilitato il tutto con l’utilizzo di due strumenti: ho ritagliato insieme ai ragazzi dei fogli che li coprissero dalla testa al busto, li abbiamo attaccati al muro, e, col ragazzo appoggiatovi sopra, abbiamo disegnato la sagoma di ciascuno, inoltre di fianco ad ogni foglio ho attaccato la foto del ragazzo come rinforzo.

 

disegno arteterapia

Autoritratto di S. (sordomuta)

L’attività dell’autoritratto è stata molto positiva; la settimana dopo ho proposto il passo successivo, il ritratto di un compagno. La modalità di svolgimento scelta è stata la medesima; ho diviso i ragazzi per coppie, scelte in base alla qualità dei loro rapporti quotidiani; il che vuol dire che non li ho messi in coppia seguendo le loro simpatie, ma piuttosto le loro antipatie e le loro rivalità, in modo da poter affrontare la relazione in maniera nuova, non competitiva.

Rispetto all’autoritratto le principali differenze sono:

  • la quantità di particolari: nel disegno di se stessi ogni ragazzo ha disegnato almeno occhi e bocca, e ha differenziato i colori di testa e busto. Nel ritratto del compagno l’altro sembra un blob indifferenziato, non ci sono occhi né bocca, i colori non distinguono parti del corpo, in alcuni casi è stata cancellata la sagoma del corpo. L’altro non è introiettato e differenziato.
  • l’atteggiamento tenuto durante e dopo lo svolgimento dell’attività; durante l’autoritratto i ragazzi erano visibilmente contenti, rilassati. Nel ritrarre l’altro sono stati comunque adeguati ma più tesi; finita l’attività avendo colto questo malessere, ho lasciato il tempo per fare un altro disegno a tema libero. C. ha preso i pennarelli (controllo) e ha disegnato se stessa con una certa tensione, come per uscire dall’indifferenziazione e dispersione che l’altro le provoca.

 

Pitturare col corpo

 

Attività integrate sul territorio: progetto di arteterapia col G.E.T. Jonatan, Sassuolo. Casa Fantini basa fortemente le sue attività sull’integrazione nel territorio. Un progetto nato da poco punta all’integrazione con un GET di Sassuolo.

I GET sono dei gruppi educativi territoriali, presenti nei diversi quartieri di Sassuolo, organizzati come dopo scuola e punto di ritrovo. Il progetto da noi proposto prevede di integrare i nostri ragazzi, disabili certificati, e i ragazzi del GET, (ragazzi con problematiche sociali, comportamentali o scolastiche), nello svolgimento di alcune attività scelte, fra cui l’arteterapia. Nell’incontro di prova la mia proposta è stata quella di un’attività di gruppo che potesse coinvolgere fin da subito dei ragazzi che arteterapia non l’avevano mai fatta, e che inoltre consentisse fin da subito un contatto fra i ragazzi di Casa Fantini e quelli del GET. Ho proposto quindi la pittura col corpo, e dopo aver scelto i colori ed iniziato a tema libero, i ragazzi si sono presentati e scambiati il colore con le mani, pitturati l’un l’altro, insomma, una grande festa di colori.

Dopo circa un anno di attività posso trarre alcune conclusioni sui benefici e gli aspetti positivi che l’attività ha avuto sui ragazzi:

– la gratificazione provata, nel vedere un prodotto artistico gradevole che non si pensava di riuscire a fare;

– la piacevolezza nel trovare una nuova modalità di comunicazione e socializzazione e un nuovo modo entrare in relazione in maniera creativa e non competitiva;

– i ragazzi hanno preso confidenza con l’attività, raggiungendo una buona autonomia nella preparazione dello spazio, dei materiali e una maggiore spontaneità nell’esecuzione;

– il tratto è diventato più sicuro, i soggetti vari e particolareggiati;

– la possibilità di esprimere ansie e stati d’animo, concedendosi uno sfogo silenzioso;

– la possibilità di crearsi un hobby da utilizzare anche nei momenti non strutturati e a casa;

– un miglioramento delle capacità grafo-pittoriche, una riabilitazione delle funzioni psico-motorie necessarie allo svolgimento dell’attività, con un notevole aumento delle autonomie richieste;

– la possibilità di utilizzo per scopi ludici ed educativi;

– consente di sperimentarsi e di scoprire risorse e le parti sane e funzionali di sé.

 

Se nel 2009 il filo conduttore del progetto è stato il corpo e la figura umana, nel 2010 porteremo avanti un progetto già  iniziato; si lavorerà sul sensoriale, ed in particolare sul tatto, utilizzando prevalentemente la creta. Per questo sono già state fatte visite sul territorio, fra cui l’Istituto Cavazza, Bologna, museo d’arte tattile, e la Chiesa dell’arte, laboratorio e centro espositivo dell’artista non vedente Felice Tagliaferri, che ci hanno regalato momenti speciali di sperimentazione e ricerca, importanti per i molti ragazzi che presentano deficit sensoriali.

 

Bibliografia:

Campbell, Jean. Attività artistiche in gruppo. Erickson, 2003.
Case, Caroline; Dalley, Tessa. Manuale di Arteterapia. Cosmopolis, 2003.
Denner, Anne; Malavasi, Liana. Arteterapia, metodologia e ricerca; atelier terapeutici di espressione plastica. del Cerro, 2005.
Giordano, Elena. Fare arteterapia. Cosmopolis, 1999.
VV., Coppelli C. (a cura di), Usa l’Arte per non essere in dispArte. Atti del 1° Convegno Nazionale su Arte terapia e buona relazione educativa, I.D.I.S. A. Meucci, Carpi, 2001
VV., Coppelli C. (a cura di), La differenza contro l’indifferenza. Suoni e linguaggi oltre il silenzio. Atti del 3° Convegno Nazionale sulle Arti terapie nella scuola e nei servizi per l’anno europeo del disabile. Conferenze e laboratori espressivi, Centro Stampa del Comune di Carpi.

Redazione NuoveArtiTerapie
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