Ho incontrato Erri de Luca

Writers-Block-650x320Intervista di Mariella Sassone

Anguillara 2 settembre 2010 – Libreria degli Elfi

 

Vorrei cominciare con quel che mi ha dato la sua scrittura. L’ho scoperta tardi e mi ha raggiunto come una scintilla che è andata a colpire una parte di me che sta fra cellula e cellula, mi ha fatto mancare il fiato, come se in un istante mi avesse portato in un altro territorio, un territorio di una intimità così profonda, che oltre c’è forse la morte. Questa è stata la mia lettura. Non so se è il contrario di uno, come direbbe Lei, ma questa è l’esperienza che ho fatto con i suoi testi, questo per me è stato il grande dono e questo volevo dirle.

Partendo da qui, la prima domanda che mi viene spontanea è: ma Lei, da dove scrive? Se la sua scrittura mi arriva fra cellula e cellula, immagino che parta da un punto che è fisico ma è oltre il fisico, è nell’anima, è l’emozione ma è oltre l’emozione oltre il sentimento e racchiude tutto.

Io scrivo a mano e racconto storie che sono capitate, a me e nei miei paraggi. Sono uno del mille e novecento, la storia maggiore ha pesato molto sulle piccole storie minori, ha pesato molto sulle loro possibilità, la traccia di questa storia gigantesca e micidiale è rimasta nelle vite che ho conosciuto, viene da lì, racconto storie da lì, racconto storie che non ho bisogno tanto di inventare e di immaginare.

 

Lei come si colloca rispetto a queste storie, è dentro o è fuori? Le racconta in modo così lucido che la sua parola fende la carta come una lama, come se ne fosse fuori.

Non le racconto dall’esterno, non ho la distanza della terza persona, non sono obiettivo, sono un testimone di parte, le mie storie hanno un io narrante che le racconta dall’interno, dal suo piccolo punto di vista, dal suo angolo anche abbastanza stretto, non ho nessuna vocazione di testimone.

 

Cos’è per Lei la trasgressione?

Forme di una forma di disobbedienza ad una regola scritta o non scritta. Una decisione di disobbedire.

 

Se la sente sua o no?

Da ragazzo ero critico nei confronti di tutto il formato della trasmissione, di tutto quello che avevo ricevuto dalla scuola, dalla famiglia e dalla città. Istituivo dentro di me un processo nei confronti di tutto quello che mi veniva fornito come dato di fatto. Ho semplicemente cercato di fare diverso, di non applicare a me quello che avevo ricevuto. Non so se ci sono riuscito. Partivo dalla scontentezza, ed anche dell’irritazione nei confronti del lascito.

 

E la disciplina,cos’è per Lei?

La disciplina me l’ha insegnata il mestiere di operaio, la disciplina di orario, di amministrazione delle forze residue, una disciplina fisica ho imparato.

 

Nella scrittura la ritrova questa disciplina?

Sono abbastanza indisciplinato quando scrivo, scrivo quando mi pare. Non ho nessun obbligo nei confronti della scrittura e di me stesso. Non sono un impiegato della scrittura.

 

Non è rituale nella scrittura come è rituale nelle sue frequentazioni della Bibbia…

Quello si, lo faccio tutti i giorni, mi ci sveglio tutti giorni con quell’alfabeto, con quelle storie. Ho preso l’abitudine di iniziare così la giornata e ci sono rimasto affezionato

 

Ho letto un suo libretto con il quale dissuadeva dallo scrivere. Perché ha scritto quel libro?

Sono considerazioni di uno che ha ficcato tutte le sue possibilità, tutte le sue uova in un solo cesto, il mio è un desiderio di avvertimento nei confronti di quelli che si dedicano alla scrittura. E’ un po’ come nell’alpinismo, in alta quota, o ti dedichi completamente a quello che stai facendo o se hai altri pensieri, dei residui, degli strascichi che provengono da altre cose non riesci a farlo, non riesci a salire in montagna. E così è con la scrittura, se la si prende come una forma di manifestazione artistica, ci si può divertire ma poi non si va da nessuna parte. O diventa il posto in cui tutta l’esperienza converge, ed è costretta in quell’ambito stretto, perché la scrittura non è una espansione è una compressione dentro uno spazio stretto, le parole si conficcano non si espandono. Come succede quando avviti, c’è un punto oltre il quale non vai più, perché la vite ha preso tutto il suo spazio. Così deve essere la scrittura, una forma di imprimersi dentro uno spazio stretto. Li scoraggio, senza nessun risultato.

 

La scrittura però è stata per Lei il tempo salvato, così ha scritto.

Si, la scrittura e la lettura, anche perché non posso usare per quello che faccio il verbo lavorare. E stato sempre il contrario del tempo di lavoro Era il tempo salvato alla giornata.

 

Capisco ciò che intende nel dire che la scrittura o imprime o non ha senso, ma qualche volta può essere salvifica, lenitiva, come lo è anche la lettura.

Se è una cosa se serve al proprio sollievo, va bene ma poi è bene buttare tutto, se ha il valore consolatorio serve nel momento in cui consola ma poi è intransitiva.

 

Ha mai avuto questo momento di intransitività, di consolazione come quando le salvava la giornata?

Io mi tengo compagnia con la scrittura- Quella era la migliore compagnia che mi sono tenuto, non aveva bisogno di essere allargata, divulgata, scrivevo storie mie, erano fatti miei

 

Lei è felice oggi di essere uno scrittore?

Non riesco ad usare con disinvoltura l’aggettivo felice. Oggi faccio questa attività, mi fornisce abbondantemente da vivere ma non è un mestiere.

 

Cosa vorrebbe dire o chiedere ai suoi lettori, perché immagino che uno scrittore scriva per qualcuno…

Per il momento scrivo per me e per le persone che non ci sono più, per i miei assenti. Mentre scrivo mi sembra di raccontare delle storie per loro.

 

A noi lettori ci ha mai pensato qualche volta?

Penso al lettore quando sono lettore, quando scrivo no, penso alla scrittura.

 

Una nuvola come tappeto, questa la traduzione di un verso della Bibbia, questo il titolo di un suo libro. Il testo sacro diventa un tappeto, ha scritto. Comunque il tappeto diventa qualunque testo su cui una persona appoggia una emozione o uno stato d’animo. Da lettrice mi sono appoggiata su quel tappeto, mi sono sentita complice della mia lettura e di quello che lei mi aveva regalato e questa è scrittura transitiva. Lei è molto amato, De Luca o si ama o non si ama e questo amore penso sia parte del tappeto che lei ci regala nello scrivere.

La ringrazio.

 

Ed io ringrazio lei.

Redazione NuoveArtiTerapie
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