Danzaterapia

La scala come contesto di crescita – Compiti evolutivi nelle ballerine adolescenti

Francesca Belgiojoso Chiara Gusmani

La fotografia è un potente veicolo di espressione di contenuti e significati che, se mediata dall’esperienza di un professionista della relazione d’aiuto, permette ai soggetti di avvicinarsi a certe emozioni nel rispetto dei propri tempi e modi.

In adolescenza i ragazzi utilizzano la fotografia come qualcosa di altro da sé, e questo favorisce l’espressione e la proiezione di vissuti complessi in quanto sentiti più maneggiabili a livello mentale.

Lo Studio ArteCrescita, che si occupa di arte e psicologia per l’età evolutiva, ha proposto al Convitto della Scala di Milano un laboratorio espressivo di fotografia per indagare la specificità dell’adolescenza in un contesto così particolare.

L’approccio teorico di riferimento è la teoria dei Compiti evolutivi (Pietropolli Charmet, 2000): per approdare all’età adulta ogni adolescente si trova ad affrontare specifici compiti evolutivi che gli consentono di riorganizzare il proprio assetto mentale e affettivo e di definire una nuova immagine di sé. Tali compiti sono: la separazione-individuazione, per cui il ragazzo deve separarsi affettivamente ed emotivamente dai genitori arrivando quindi ad individuarsi, a formare la sua nuova personalità indipendente. La mentalizzazione del corpo sessuato è l’accettazione dei cambiamenti corporei che avvengono con la pubertà: l’integrazione dei caratteri sessuali secondari in una nuova immagine di sé. Vi è poi la definizione-formazione dei valori che porta il ragazzo a scegliere i propri a partire dai valori trasmessi dalla famiglia e dal contesto culturale. La nascita sociale è invece il confronto con il nuovo gruppo dei pari: il ragazzo inizia una fase sociale ben diversa dalle relazioni amicali infantili.

Il Convitto è una struttura interna all’Accademia di Ballo dove risiedono 13 ragazzi e ragazze dagli undici ai quindici anni provenienti da tutta Italia: adolescenti che lasciano presto la famiglia d’origine per trasferirsi a Milano, fortemente motivati dal sogno condiviso di diventare ballerini.

La famiglia, seppur distante, ha un ruolo molto importante, in quanto supporta economicamente ed affettivamente i ragazzi investendo fortemente sul loro futuro.

Il Convitto ha aperto nel 1998 come struttura d’accoglienza, ma solo negli ultimi anni si è dato spazio ad un progetto psico-pedagogico seguito da un’équipe di educatori e psicologi che mantiene con la scuola di ballo un costante dialogo.

Tra maggio e giugno 2011 lo Studio ArteCrescita ha proposto ai ragazzi del Convitto di partecipare ad un laboratorio espressivo di fotografia diviso in due fasi: nella prima fase si è lavorato con la tecnica del PhotoProjective© (Judy Weiser, 1971) attraverso il processo proiettivo e l’identificazione del ragazzo con il soggetto delle immagini proposte.

Nella seconda fase si è utilizzato il Re-enactment© (Jo Spence, 1970), la rimessa in scena di un’immagine, dando spazio al processo creativo e alla collaborazione del gruppo.

L’obiettivo del laboratorio è promuovere una riflessione sulla crescita degli allievi dell’Accademia della Scala che risiedono in Convitto osservando l’emergere della specificità dei loro compiti evolutivi nelle fotografie prodotte.

I ragazzi, rispondendo alla consegna “Scegli un’immagine che ti evoca un ricordo o un pensiero della tua adolescenza”, hanno scelto un’immagine fra cinquanta fotografie d’autore precedentemente selezionate come rappresentative di questa specifica fase evolutiva.

BELGIOJOSO-andreas-feketeSuccessivamente hanno compilato una scheda di lettura che aveva l’obiettivo di accompagnarli nell’osservazione dell’immagine scelta. Questo esercizio è stato proposto per iscritto data la difficoltà che spesso hanno gli adolescenti ad esprimere una loro opinione di fronte al gruppo; la forma scritta favorisce inoltre una relazione più intima con l’immagine e il suo protagonista. La scheda è molto importante per l’interpretazione personale dell’immagine e per la comprensione del motivo per cui la si è scelta.

È stato chiesto loro di descrivere l’immagine a qualcuno che non può vederla, di immaginare una storia a partire dalla stessa e di soffermarsi sulla comunicazione non verbale del protagonista.

La domanda con cui si conclude la scheda di lettura introduce la seconda fase del laboratorio: “C’è qualcosa che vorresti cambiare per rendere l’immagine più vicina alla tua esperienza?”

I ragazzi hanno poi rimesso in scena l’immagine scelta, declinandola in modo personale anche grazie al coinvolgimento dei compagni che diventano fotografi, attori e comparse.

Dal confronto tra la fotografia scelta nella prima fase e quella poi realizzata, contestualizzate grazie alla scheda di lettura dei ragazzi, emergono le specificità dei loro compiti evolutivi. 1

Per esempio una delle ragazze, Maria2, ha scelto una fotografia di Rania Matar in cui è rappresentata una coetanea sdraiata sul letto, con uno sguardo distante: nella scheda di lettura la descrive come una ragazza presa in giro dai compagni, sottostimata e magari anche odiata. Sarebbe presto andata a sfogarsi con la madre, trovando il conforto di una figura adulta amica che mai l’abbandonerà.

Nella fase del Re-enactment la ragazza sceglie il suo letto come luogo per rimettere in scena i sentimenti emersi nella lettura della prima foto (fig.1): dunque si fotografa seduta, abbracciata al suo cuscino, nella posizione che assume quando si sente non accettata dai compagni. Nell’immagine include anche il telefonino, strumento di relazione con il materno. E’ stato importante come questo esercizio le abbia permesso di far emergere e rappresentare i suoi vissuti di esclusione rispetto al gruppo. Nella discussione alla fine del laboratorio anche il gruppo ne ha beneficiato, in quanto lei ha dato voce a sentimenti inespressi dal gruppo ma che ognuno dei ragazzi del convitto ha in diversi momenti conosciuto: la lontananza da casa, la solitudine nei nuovi spazi, la difficoltà ad integrarsi e trovare un proprio ruolo nel gruppo.

I ragazzi del Convitto sembrano appartenere a diversi livelli di separazione e individuazione sia dalle figure reali dei genitori che dalle loro rappresentazioni mentali idealizzate. Possiamo ipotizzare che una separazione prematura dalla famiglia d’origine comporti, come in questo esempio, l’impossibilità di vivere il conflitto, dunque una maggiore difficoltà nel superare l’idealizzazione dei genitori caratteristica dell’infanzia.

Un’altra foto scelta è quella di Antony Goicolea in cui un gruppo di amici è rappresentato davanti a un camino in una stanza addobbata per il Natale: uno ha un’ascia in mano, un altro dà fuoco all’albero di Natale, altri ancora litigano davanti alla Playstation. Nicolò la rimette in scena usando come comparse i suoi compagni del Convitto (fig. 2): emerge la dimensione giocosa in Convitto e di ribellione alle regole, seppur molto moderata. La loro trasgressione è giocare con un rotolo di scottex, buttare all’aria le carte, prendersi a cuscinate. Colpisce come sia nelle fotografie scelte, che in quelle messe in scena dai ragazzi, la famiglia d’origine non venga rappresentata, il suo ruolo è sostituito dalla Scala, dal Convitto e dai compagni/fratelli. Sono riusciti a rendere la trasgressività non tanto attraverso le singole azioni, quanto nella pienezza e nel disordine con cui è costruita l’immagine. La funzione normativa del Convitto pare essere anche connessa ad aspetti di accudimento e protezione: aspetti materni che cercano di sopperire alla lontananza dalla famiglia d’origine. Il Convitto rappresenta una soluzione intima e protetta rispetto alle altre possibili in quanto è strettamente collegato all’Accademia.

Un’altra foto scelta rappresenta tre adolescenti davanti allo specchio: si stanno pettinando, truccando e lisciando i capelli impugnando una piastra. Mediante la scheda di lettura Beatrice si identifica immediatamente con quella che lei percepisce essere la protagonista dell’immagine: una ragazza descritta come insicura, che paragonandosi colle compagne non si vede bella. A proposito scrive: “Mi trasmette fretta, agitazione e insoddisfazione da parte della protagonista. Direbbe: che pizza!! Faccio schifo, non mi piaccio, invece voi siete bellissime”.

La scelta di questa fotografia mette in luce tra gli altri un importante compito evolutivo, la Mentalizzazione del corpo sessuato. Evidenzia infatti come i cambiamenti corporei della pubertà siano vissuti con apprensione: dalle fotografie emerge una grande attenzione e cura al controllo della propria immagine che trovano nella piastra per capelli un perfetto oggetto metaforico. La femminilità va disciplinata, seduzione e desiderio sono in conflitto con la cultura del balletto. L’insoddisfazione per la loro immagine che si evidenzia spesso nelle loro parole, può essere data da un confronto reciproco continuo e da un modello d’identificazione estremamente alto. Per quanto riguarda invece la Definizione e la Formazione dei valori di riferimento vediamo come condivisione del sogno e competizione sono naturalmente presenti, data la cultura affettiva di appartenenza e le rinunce dei ragazzi.

Le giovani ballerine parlano spesso nelle schede di lettura dell’importanza di concentrazione ed attenzione, valori insegnati dall’Accademia che vanno oltre la danza e che sono ormai inscritti nel loro comportamento quotidiano.

Ritroviamo la Nascita Sociale nella scelta di una fotografia da parte di Romina del fotografo turco Nazif Topcuoglu: in un contesto che richiama l’immaginario visivo del collegio inglese, una coppia di ragazzi, forse fidanzati, è appoggiata alla balaustra; un gruppetto di coetanee femmine li spia indicandoli dall’alto. Romina ambienta l’immagine nel Convitto, creando un’immagine molto simile alla foto stimolo (fig. 3). In questa foto ritroviamo il passaggio dal gruppo amicale femminile al primo interesse verso una relazione di coppia.

Le psicologhe dello Studio ArteCrescita hanno poi restituito i contenuti emersi all’équipe di educatori del Convitto della Scala. È stato un momento importante in cui sono state messe in evidenza le specifiche difficoltà della loro crescita. Il confronto ha permesso agli educatori di ritrovare aspetti conosciuti nella relazione con i ragazzi, ma al tempo stesso sono emerse nuove sfumature di vissuti spesso difficili da affrontare.

Per i ragazzi è stata innanzitutto un’occasione per fermarsi a riflettere sul periodo che stanno attraversando e le sue peculiarità. Hanno espresso emozioni molto forti riuscendo poi, con la collaborazione del gruppo, a tradurle in un’immagine altrettanto eloquente. Riguardando le fotografie il gruppo ha dimostrato la sua tenuta ed è diventato contenitore di emozioni intense rievocate dall’esercizio, connesse a vissuti non sempre positivi.

È stato inoltre importante per loro potersi sperimentare in un’attività alternativa rispetto alla danza e accendere l’interesse verso un nuovo canale espressivo.

Possiamo considerare queste immagini come autoritratti: fotografie pensate e costruite da loro che comportano dunque lo straniamento di vedersi da un punto di vista esterno, provando un misto di curiosità e familiarità di fronte alla loro immagine. Vi è stato il piacere di fronte al già noto e quell’accenno di perturbante caratteristico dell’esperienza dell’incontro con aspetti sconosciuti di sé.

 

FRANCESCA BELGIOJOSO Psicologa, responsabile dell’Area Adolescenti e dell’Area Arte dello Studio ArteCrescita, Milano, attraverso l’integrazione della sua formazione in campo artistico e psicologico, lavora con adolescenti, giovani e artisti.Utilizza la fotografia come strumento di mediazione nella pratica clinica attraverso le PhotoTherapy Techniques di Judy Weiser e il Photolangage.Psicoterapeuta in formazione psicoanalitica presso la Scuola di Specializzazione Minotauro (A.r.p.ad., MIlano), collabora con il C.F.I (Consultorio Familiare Integrato) della A.S.L. di largo De Benedetti a Milano, con il C.R.A. di Conca del Naviglio, (Milano); con l’istituto Erich Fromm di psicoanalisi Neofreudiana di Bologna e con l’International Association for Art and Psychology.

 

CHIARA GUSMANI Psicologa presso lo Studio ArteCrescita, si occupa della consultazione e del supporto ai bambini, del laboratorio espressivo di fotografia e dei laboratori presso gli asili nido per il supporto al ruolo genitoriale. Nel suo lavoro utilizza il disegno, il gioco e altre modalità artistiche ed espressive.Laureata presso l’Università Cattolica di Milano è iscritta alla scuola di specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica dell’età evolutiva – SPP di Milano.

Ha lavorato presso il Convitto interno alla Accademia della Scala, collabora come psicologa con il C.F.I. (Consultorio Familiare Integrato) della A.S.L. di via R. Sanzio a Milano e con la Cooperativa Spazioapertoservizi di Milano.

 

 

 

NOTE

1 Sarebbe importante poter illustrare le nostre considerazioni attraverso le fotografie fatte dai ragazzi e il confronto con  le foto stimolo d’autore, non pubblicabili perché protette da copyright

2 I nomi utilizzati sono di fantasia, nel rispetto della privacy dei soggetti minorenni

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Bion W., Apprendere dall’esperienza, Armando editore, 1962 Roma

Pietropolli Charmet G., I nuovi adolescenti, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000

Ferrari S., Lo specchio dell’Io, Autoritratto e psicologia, Editori Laterza, Roma 2002

Weiser J., PhotoTherapy Tecniques, exploring the secrets of personal snapshots and family albums, PhototTherapy Center Publishers, Vancouver, 1999

Redazione NuoveArtiTerapie
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