12 Mar La Video Arte – Un palcoscenico elettronico come specchio per l’eroe
“Il tuo compito non è cercare l’amore, ma cercare tutte le barriere che hai costruito dentro di te per difenderti da esso”– Rumi.
Narciso, consumato da insaziabile vanità, fu attirato verso uno stagno da un dio greco, Nemesi, dove s’innamorò del suo riflesso e morì nella permanente adorazione di se stesso, paralizzato dall’immagine riflessa della propria bellezza (Fleet, 2011, pag.3).
Le radici del video possono essere rintracciate in Narciso nell’antica mitologia greca, ma quando è “l’arte” ad essere messa in discussione, l’atto di narcisismo è esplorato ad un livello totalmente nuovo. Benché abbia ancora a che fare con l’esplorazione del sé, il concetto va oltre l’immagine umana e investiga la psiche personale come anche i fattori esterni, le influenze sociali e politiche che lo realizzano. La video arte è un pellegrinaggio audio-visivo personale per scoprire e dare senso al complesso sé che noi umani chiamiamo “io”.
Seth: Coquette (Official Music Video) from Rahél Alı° on Vimeo.
La nascita della video arte apparve nei primi anni ’80, quando alcuni artisti di forte mentalità decisero autonomamente di utilizzarla per affrontare questioni sociali e personali, nella speranza che ciò avrebbe fatto la differenza per la società nel suo insieme. In ogni caso, fu anche usata come metodo per esaminare ed investigare alcuni aspetti della vita, la coscienza umana e i valori sociali che generarono inquietudine e deformazione nell’identità individuale. Dopo tutto, Socrate disse “la vita non esaminata non è degna di essere vissuta (Platone, 2011, p. 16). Pertanto, i video artisti usano la video arte per “risvegliare una nuova coscienza alternativa, sia sociale che politica”(Elwes 2006).
Per i video artisti, rivoluzionare la propria forma espressiva fu molto più importante che ottenere un riconoscimento sociale come artista. “Dato che esiste l’oppressione, le persone hanno bisogno di sfogare in modo passionale i propri impulsi irrequieti e le personali energie creative, che sono insite nella natura umana. Come fanno a creare una tale liberazione narrativa?” (Hughes and Delahoyde).
E’ proprio la loro forma d’arte che consente quella libertà, poiché un video artista riflette sempre la propria esperienza sullo schermo, svelando il lato personale trasformandolo in sociale, in modo tale che tutti gli occhi possano vedere e sperimentare.
DE.NI.AL from Rahél Alı° on Vimeo.
Ciò che pone “ l’arte ” nella video arte, è la sensazione che essa fornisce insieme al messaggio che cerca di dare. Quando il concetto, il suono e l’immagine lavorano insieme armonicamente, il video è destinato ad infondere una particolare sensazione, rivelandosi un successo.
“La video arte lavora sulla logica della forma più che sul contenuto” (Cubitt 1993, p.5). Una forma di espressionismo astratto. Esso è un poema visivo che evoca sensazioni. Tuttavia, la video arte non lavora semplicemente sullo spettatore, ma sarebbe più accurato dire che “lavora con” e “dà potere allo” spettatore.
Tutti sappiamo che ogni storia deve avere un eroe, a cui il pubblico può molto probabilmente rapportarsi nella narrazione. Uno studioso di Sociologia, Roma Chatterji, enfatizza questa necessità in tal modo:“ il protagonista è innanzitutto una rappresentazione simbolica della persona che sta vivendo la storia mentre legge il brano; perciò l’importanza dell’eroe per l’individuo dipende molto da quanta somiglianza c’è tra tra loro due. Una causa dell’interpretazione “eroe-come-sé” di storie e miti è l’umana incapacità di osservare il mondo da qualunque altra prospettiva tranne quella personale.” (Chatterji, 1986, p.95).
Ciò che Chatterji tralascia di evidenziare, è che un’altra ragione per l’interpretazione di storie “eroe-come-sé”, è semplicemente il fatto che l’eroe è il sé. Per chiarire: quando si usufruisce di qualsiasi forma artistica, ci sono in realtà due protagonisti che entrano in gioco. Uno di essi è lo spettatore/consumatore e l’altro è il protagonista narrativo creato dall’artista, che molto probabilmente costituisce una sua proiezione. Durante il processo di “consumo” di una forma d’arte, il primo – l’eroe spettatore – sorpassa il secondo prendendo il comando della narrazione, per contemplare sé stesso durante questa fase di “specchio elettronico”.
Consideriamo la Video Arte per comprendere meglio questo punto. Essa è diventata molto diffusa e si è trasformata in una cultura. In seguito alla diffusione dei video telefonini e apparecchi simili, chiunque, con una fotocamera da 2Mpixel, può creare arte senza badare troppo al risultato finale. Nell’era dell’informazione in cui viviamo, è difficile scegliere pezzi autentici di video arte tra tutto l’eccesso esistente. Questo in realtà ci mostra come il video sia diventato una popolare forma di espressione personale, quasi perfino una forma narcisistica di auto-terapia.
E’ questo il processo del “provare a trovare se stessi”. Tutta l’arte è auto-indulgente e narcisistica in una certa misura, dal momento che l’artista, quando espone qualcosa al pubblico in qualsiasi forma, ritiene che ciò che egli ha da comunicare abbia un valore.
Tutti noi saremmo finiti come Narciso se non avessimo avuto degli spettatori o dei “consumatori” d’arte; essi sono necessari e per questo motivo si trasformano nell’eroe: il loro agire è ciò che dà uno scopo all’arte.
Nei miei video, ho cercato di raggiungere i concetti precedentemente illustrati. In alcuni ho avuto successo, in altri ho fallito, ma in tutti ho vissuto esperienze molto personali sperimentando alienazione, fuga, rifiuto. Molti dei concetti che ho affrontato possono essere difficili da comprendere, ma vorrei sottolineare ancora una volta che la Video Arte lavora sulla “logica della forma, piuttosto che sul contenuto” (Cubitt, 1993, p. 5).
Infine, sei Tu, lo spettatore, che destrutturi tale forma e le dai significato. Sei tu l’eroe, quindi divertiti, è il tuo palcoscenico. E’ la tua esperienza personale tanto quanto la mia. In fondo, tutti portiamo un Narciso dentro di noi, ma per l’altro, il nostro narcisismo non può esistere invano.
Biliografia:
Rumi, ‘Whispers of the Beloved’, Trad. Maryam Mafi, (Thorsons, 1999)
Fleet, Darren, ‘Narcissism’ in ‘Post Anarchism’ – Adbusters Magazine Issue #97 (SEPT/OCT 2011) – p.3
Platone, ‘L’ Apologia di Socrate’, Trad.. Benjamin Jowett, (CreateSpace, 2011)
Elwes, Catherine, ‘Video Art, A Guided Tour’, (I.B.Tauris & Co. Ltd, 2006)
Hughes and Delahoyde, in ‘Orpheus’ in ‘Mythology of the Self’,
Source: [http://public.wsu.edu/~hughesc/myth_of_self.htm]
Cubitt, Sean, ‘Videography: video media as art and culture’, (Palgrave, Macmillan, 1993)
Chatterji, Roma, ‘The Voyage of the Hero: The Self and the Other in One Narrative Tradition’ (Sage, 1986)