Perché l’Arte?

di Valentina Borracci

 

L’Arte è per sua natura sensoriale, cioè corporea: sensazioni visive, acustiche, tattili, olfattive, percezione ed organizzazione dello spazio che coinvolge emozioni e processi cognitivi.

Il fulcro dell’Arte-Terapia è legare insieme gestualità, espressività, immaginazione, emozioni attraverso esperienze di pittura, danza, musica nella forma della produzione diretta.

L’Arte rende possibile “il vedere” e “l’esprimere” molto più di quello che le parole possono fare, si tratta di una comunicazione densa di significato intrinseco, che viene percepita emotivamente, anche da chi ne fruisce. Essa incorpora idee, sentimenti, sogni, aspirazioni; narra e veicola un’ampia gamma di emozioni, dà immensa gioia e profondo dolore.

“Il linguaggio di forma e colore – dice lo psichiatra Vittorino Andreoliva privilegiato in una società tutta incentrata sul linguaggio parlato e scritto”.

Infatti, mentre le parole implicano la concettualizzazione e la verbalizzazione del disagio, e possono mentire, nascondere, o dimenticare, le immagini non mentono: sono immediate, autentiche, partono dal profondo ed è più facile esprimerle perché non creano barriere di difesa. Tutto ciò avviene in un contesto sicuro e di incontro con altri esseri umani, in cui l’attività viene facilitata dalla relazione fra un Arteterapeuta, i partecipanti ed il gruppo.

L’Arte, però, diventa Arte-Terapia quando viene utilizzata con consapevolezza come uno strumento che agisce, governato da regole ben precise e che ha lo scopo di ripristinare un equilibrio esistenziale. L’obiettivo primario dell’Arte-Terapia, è la crescita psichica del partecipante; il soggetto viene aiutato ad estrarre i contenuti del proprio mondo interno e successivamente elabora assieme al terapeuta i contenuti emersi. Ciò che proviamo e sperimentiamo si riflette nella nostra produzione artistica in termini di qualità ed intensità di linee, tratti, colori e movimenti. Per cui l’espressione artistica si propone come un riflesso, una rappresentazione simbolica del nostro mondo interno e delle modalità che solitamente usiamo nel rapportarci alla realtà, sia esterna che interna.

Gli effetti di una seduta Arte-Terapeutica continuano a produrre risultati anche dopo la seduta stessa, e gli stimoli ricevuti entrano a far parte di un’esperienza profonda che la persona può integrare nella propria vita di tutti i giorni.

Perciò in questo contesto ci si chiede: “I pazienti devono essere Artisti?”. In genere a questa domanda si risponde dicendo che non è richiesta alcuna preparazione specifica da parte del paziente il quale trova nel terapeuta non un insegnante d’arte, bensì una persona in grado di stimolare il suo processo creativo. Si cerca piuttosto di creare un ambiente che faciliti l’espressione attraverso determinati canali e che sostenga e approfondisca il legame con il terapeuta. L’obiettivo della terapia dovrebbe essere quello di mettere in grado il paziente di vivere in modo attivo il proprio processo creativo, ma tale obiettivo deve essere raggiunto, se possibile, in modo costante e graduale, non può in ogni caso essere imposto.

Durante il mio percorso di studio sull’Arte-Terapia ho deciso di applicare le nozioni basilari, ideando un progetto terapeutico riabilitativo, svolto presso un rinomato Presidio Sanitario di Riabilitazione e più precisamente in un Centro Diurno con utenti Disabili (che si trova nella zona in cui io risiedo). Il progetto è ispirato alle opere di un grande Artista del ‘900: Wassily Kandinsky (nato nel 1866 e morto nel 1944). L’autore appartiene alla corrente artistica dell’Astrattismo: questa corrente Artistica è considerata una rivoluzione perché gli Artisti scelgono di negare la realtà per esaltare i propri sentimenti attraverso forme, linee e colori; quindi l’Arte perde il suo compito di rappresentare la realtà. Gli utenti, in base a questo progetto potranno produrre elaborati grafico-pittorici utilizzando soprattutto i colori a tempera; sensibilizzando ciascun paziente alla visione di alcune opere d’Arte dell’Artista russo Wassily Kandinsky; con l’obiettivo globale di realizzare un pannello finale dipinto in gruppo per favorire l’integrazione e la socializzazione con il lavoro di gruppo.

Il progetto è stato diviso in tre fasi operative:

Prima fase: in questa prima fase si cerca di lavorare sulla costruzione di una relazione di fiducia con i partecipanti per poter ottenere un clima affettivo e comunicativo con la socializzazione nel lavoro di gruppo. L’avvio dell’attività operativa ha inizio con la spiegazione e illustrazione delle figure geometriche più semplici (quadrato, rettangolo, triangolo, cerchio). Successivamente l’operatore realizzerà delle formine geometriche in cartone duro con l’utilizzo di squadre e compasso; in seguito verranno usate queste formine per ottenere figure geometriche colorate. Dopo verranno incollate insieme le forme colorate creando immagini formate da figure essenziali mediante la tecnica del collage.

Seconda fase: spiegazioni e dimostrazioni pratiche nell’utilizzo del materiale artistico, su cartoncini bianchi e anche colorati, che comprende l’utilizzo di diverse tecniche come l’acquerello, colori a tempera, spugnatura, sfumatura, sgocciolatura del colore, stesura del colore con l’uso di spatole, utilizzo della sabbia colorata e anche del sale da cucina per creare l’effetto acqua.

Gli elaborati ottenuti saranno utilizzati come sfondo per incollarci su il collage di opere d’Arte ottenuto dalla terza fase del progetto.

Terza fase: creazione di diversi elaborati attraverso la tecnica del collage utilizzando diverse opere d’Arte di Kandinsky oppure dipinti degli Artisti Klee, Marc e Pollock.

Metodologie utilizzate nel progetto Arte-Terapeutico:

  • STIMOLO VERBALE: avere con i pazienti un rapporto da consigliere, non da esperto autoritario così che si stabilisce con il paziente una relazione di sostegno;
  • Positive feedback: commenti positivi;
  • MODELLING: dimostrazione pratica;
  • PROMPTING: suggerimento gestuale;
  • AMBIENTE DI LAVORO: l’ambiente deve essere tranquillo, disteso, protetto, non occasionale;
  • UTILIZZO DI LIBRI, MATERIALE ARTISTICO E TECNICHE D’INTERVENTO: mostrare ai soggetti libri pieni di immagini che propongono i dipinti dell’artista. E circondare l’ambiente di lavoro con diversificati materiali artistici; il materiale svolge il ruolo di “veicolo” di emozioni e sentimenti, la “materia” attraverso la quale il mondo interiore dell’individuo può manifestare la sua forma. Le tecniche d’intervento prese in considerazione sono: disegno libero, disegno geometrico, collage (che richiede un minor impegno creativo perché si tratta solo di assemblare; viene di solito scelto da persone che si sentono in qualche modo minacciate da un’attività creativa troppo libera), ritaglio, tempere, spugnatura, schizzi di pittura (dripping = sgocciolatura);
  • auto-osservazione: l’operatore fa una valutazione delle proprie reazioni di fronte al comportamento espresso dal paziente; quindi l’operatore non deve avere un comportamento passivo, ma generare un vero e proprio scambio di emozioni. Inoltre mediante l’osservazione è possibile capire a quale tipo di materiale o tecnica artistica un paziente può rivelarsi più sensibile e interessato, costituendo un valido canale di comunicazione con il terapeuta.

Descrizione dell’intervento educativo:

Si è selezionato il gruppo di lavoro definitivo formato da quattro soggetti (con pluridisabilità). È stato spiegato l’obiettivo globale del progetto che consiste nella realizzazione di un pannello finale dipinto in gruppo per poter favorire la socializzazione e allo stesso tempo portar fuori le emozioni soggettive. I soggetti si sono mostrati da subito entusiasti, curiosi perché vista come nuova attività tutta da sperimentare.

Inizialmente si sono mostrate delle figure geometriche (quadrato, rettangolo, triangolo, cerchio) e si sono fatte delle domande ad ogni partecipante come ad esempio: “Che figura è questa?” oppure si è fatto vedere degli strumenti di lavoro come il compasso e si è domandato: “che strumento di lavoro è questo? Lo conoscete?” facendo questo sondaggio si è potuto vedere il loro livello di conoscenza. A queste domande alcuni componenti hanno risposto velocemente senza neanche pensarci mentre altri hanno avuto maggiore difficoltà.

Successivamente a questa indagine iniziale, si sono realizzate delle formine geometriche in cartone duro, di varie forme, da utilizzare come campioni per copiare il contorno della formina su fogli colorati. Dopo aver ottenuto molte figure geometriche si è proseguito con la tecnica del collage, incollando insieme le formine colorate ottenendo composizioni formate da immagini essenziali.

Per ottenere ciò si è lavorato con pazienza, costanza; poi con le tecniche del Modelling e del Prompting si è dimostrato praticamente come utilizzare gli strumenti di lavoro e come ottenere il miglior risultato possibile.

I ragazzi si sono dimostrati attenti, volenterosi nel voler fare cose nuove; ma anche e sopratutto donare aiuto agli altri che hanno difficoltà quindi fare da tutor sempre fra di loro.

Finita questa prima fase, quindi dopo circa un mese, si è cercato di sensibilizzare i partecipanti alla visione delle immagini pittoriche, con l’utilizzo di un libro sull’Artista russo Wassily Kandinsky, pieno di figure illustrative. Gli utenti sono rimasti molto affascinati dai colori dei dipinti e dall’uso e dal movimento delle pennellate; e tutti quanti hanno scelto le opere su cui avrebbero voluto lavorare e per le quali si sentivano maggiormente attratti.

Bisogna aver presente che è meglio procedere per passi graduali, una volta che un obiettivo semplice sia stato raggiunto, ce ne si può porre un altro più difficile e così via (in questa difficile osservazione ho utilizzato la scala di valutazione VADO: Valutazione di Abilità, Definizione di Obiettivi). I progressi variano enormemente da individuo a individuo; per alcuni ci vogliono tempi lunghi, anche superiori all’anno per osservare miglioramenti evidenti.

Infine concludo affermando che l’Arte-Terapia non è riservata ai più “dotati”, ma può essere impiegata per tutti. Questa attività è una sorta di “auto-farmaco” che si costituisce man mano; non è un compito da eseguire perché i canoni di bellezza non esistono, ciò che conta è cosa vuole comunicare il partecipante. I prodotti artistici non devono mai subire “interpretazioni”, il significato è sempre personale, privato e va ricercato attraverso il colloquio, cosicché sia il paziente stesso ad individuare il giusto messaggio della propria creazione.

 

 

Bibliografia

 

 

Cooperativa “Insieme si può” contributi di: Battistella A., Cattaneo P., De Gregorio A., Durante M., Leuratti A., Trevisiol G.,(a cura di) Riabilitare con l’arteterapia. Contesti, percorsi ed esperienze, Francoangeli, Milano, 2005.

Caterina R., Che cosa sono le Arti-Terapie, Carocci, Roma, 2005.

Giordano E., Fare Arteterapia, Cosmopolis, Torino, 1999.

Goodman N., I linguaggi dell’arte, Il Saggiatore, tr. it., Milano, 1976.

Kandinsky W., Lo Spirituale nell’Arte, SE, 2005.

Morosini P., Magliano L., Brambilla L., VADO – Valutazione di Abilità, Definizione di Obiettivi. Manuale per la riabilitazione in psichiatria” Edizioni Centro Studi Erickson, Trento, 1998.

Ricci Bitti P. E., Regolazione delle emozioni e Arti-Terapie, Carocci, Roma, 1998.

 

 

VALENTINA BORRACCI Laureata presso l’Università di Bari “Aldo Moro” della facoltà di Medicina e Chirurgia nel corso di laurea in Educazione Professionale

Durante il periodo di studio ha svolto tirocinio sia presso un Centro Diurno con utenti Disabili in provincia di Bari e sia presso il Policlinico di Bari nel reparto di S.P.D.C. Ad oggi è iscritta presso l’Associazione Nazionale Educatori Professionali (ANEP).

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