19 Dic Laboratorio dell’Arte delle parole, dei suoni e della musica: un’idea di percorso Riabilitativo nel CSM di Casarano (Lecce).
di Rosario Puglisi e Antonietta Grosso
“Qualunque paziente, per quanto intrattabile
possa apparire la sua condizione,
mantiene la capacità di sorprendere
un terapeuta che non si perda d’animo”
Wing Brown, 1971.
L’elaborato non ha l’ambizione di identificare linee di metodo assolute, bensì di mettere in luce l’analisi e l’approfondimento di un’esperienza terapeutico-riabilitativa resa operativa attraverso la creazione di un “Laboratorio dell’Arte della parola, dei suoni e della musica” con un gruppo di giovani utenti affetti da grave patologia psichiatrica afferenti al Centro di Salute Mentale di Casarano (Lecce) del DSM ASL/Lecce.
La struttura in cui lavoro attualmente è formata da un’equipe di validi professionisti che abbracciano tutte le branche professionali dell’ambito psichiatrico (psichiatri, psicologi, infermieri, assistente sociale ) che, da molto tempo, operano sul territorio Salentino con lo scopo di rispondere ai bisogni di salute mentale della popolazione sia mediante un approccio terapeutico istituzionale sia, da recente, attraverso una attività, come questa che presento, organizzata e resa possibile in un apposito spazio nel CSM, destinato a Laboratorio artistico, con la finalità di realizzare una attività di gruppo con l’obiettivo eminente della socializzazione.
Nel tempo questa attività ha sviluppato nel territorio credibilità, competenze, esperienza e professionalità nell’ottica di un miglioramento continuo della qualità, cercando, per quanto possibile, di recuperare nei giovani utenti quelle abilità cognitive perdute e sviluppando in loro, allo stesso tempo, nuove strategie di adattamento in modo che ognuno, attraverso il continuo confronto con il gruppo, potesse raggiungere un miglioramento del proprio funzionamento cognitivo.
Come ormai noto, quando parliamo di disturbi mentali gravi in giovani utenti, il recupero si contraddistingue non soltanto attraverso un ottimale utilizzo dell’intervento farmacologico, volto il più delle volte al solo contenimento, bensì anche attraverso l’attivazione di attività con forti implicazioni psicologiche che concretamente avviano la costruzione e/o ricostruzione delle abilità, delle competenze, rimodulando e modificando schemi di pensiero disfunzionale e modalità relazionali compromesse dalla gravità psicopatologica.
In quest’ottica il percorso riabilitativo attraverso la creazione di un “Laboratorio dell’Arte delle parole, dei suoni e della musica” ha avuto ed ha come obiettivo lo sviluppo delle risorse e delle abilità dei giovani utenti, attraverso un percorso centrato sull’assetto gruppale, teso a favorire il reinserimento funzionale nel contesto abituale di vita, proponendo dei veri e propri momenti di autentica integrazione sociale.
Infatti, il principale obiettivo è stato quello di rendere fattibile l’utilizzo, all’interno dell’attività di gruppo, di tutte quelle abilità emotive, sociali ed intellettuali, in gran parte compromesse dalla gravità psicopatologica, indispensabili nella vita quotidiana; apprendere e lavorare nella community individuando quei dettagli invalidanti delle proprie abilità, attraverso percorsi, il più delle volte, frutto di riflessioni e confronti tra operatori per meglio stabilire fino a che punto era possibile stimolare e aiutare i ragazzi.
Per comprendere meglio le finalità di questa iniziativa è opportuno definire un’utile strutturazione della sintomatologia descrittiva della patologia psichiatrica che costellava e ancora costella i giovani protagonisti inseriti nel Laboratorio, suddividendola in tre grandi raggruppamenti:
Sintomi positivi (come l’ideazione e le manifestazioni comportamentali: deliri, allucinazioni, disturbi del pensiero come disorganizzazione ecc..)
Sintomi negativi (caratterizzati da “assenza” di funzioni, anedonia, apatia, alogia, depressione..)
Sintomi affettivi (comprendono il ritiro, relazioni sociali disturbate, espressione inadeguata della aggressività e sessualità, mancanza di consapevolezza dei propri ed altrui bisogni, pretese eccessive ed incapacità ad avere un contatto significativo con altre persone : “blunted affect”, appiattimento affettivo).
Inoltre erano state osservate, sin dall’inizio, in quasi tutti i partecipanti, sia le disfunzioni nel funzionamento cognitivo, che portavano a deficit di attenzione e nella memoria, sia le disfunzioni nelle funzioni esecutive, che portavano a rigidità cognitiva, ripetitività dell’errore e difficoltà nell’attuare pratiche di problem solving.
Numerose ricerche in questo ambito indicano come la compromissione di tali funzioni nei giovani affetti da grave patologia psichiatrica si associa ad un peggiore outcome funzionale e ad un peggiore funzionamento in ambito della “social cognition”, cioè ad una vera e propria perdita dell’evidenza “naturale”, a una difficoltà nell’instaurare rapporti sociali autentici, e soprattutto la mancanza di mentalizzazione, cioè di consapevolezza e percezione dell’intenzionalità ed emozione dell’altro.
Lungi dall’essere definita una psicoterapia di gruppo, per l’impossibilità d’applicazione in pazienti con patologie severe, questa attività gruppale ha avuto come aspirazione il ruolo di contenimento e confronto tra giovani pazienti seguiti da tempo nel Servizio.
Dalle osservazioni dei molti contributi in ambito clinico che adoperano il gruppo in contesti psichiatrici, quale intervento riabilitativo sulla psicopatologia, è possibile mettere in evidenza dei fattori terapeutici di gruppo che rendono il gruppo stesso intrinsecamente curante.
A tale scopo ci si è orientati a rendere il giovane utente del nostro CSM, compatibilmente con il proprio stato di crisi, protagonista dell’attività di gruppo, cercando quindi prima di tutto di identificare i problemi prioritari su cui lavorare, tenendo in considerazione le aspettative, le speranze e l’autodeterminazione di ogni partecipante.
L’ attività di “Laboratorio dell’Arte della parola, dei suoni e della musica”, operativo presso il nostro CSM, dal marzo 2007, con incontri bisettimanali, ha visto il coinvolgimento di 12 giovani utenti : 5 ragazze e 7 ragazzi.
Questi incontri di gruppo non si svolgono negli abituali ambulatori adibiti per le visite, ma in un altro ambiente predisposto e arredato per poter svolgere al meglio tale attività.
Sulle pareti, infatti, vi sono disegni, frasi o pensieri scritti dai ragazzi, in piena autonomia e libertà che ripropongono l’esperienza vissuta e/o condivisa di ognuno di loro.
Sono anche appesi i dattiloscritti di quattro canzoni elaborate dai partecipanti, prima nei testi e poi in musica, realizzati in piena autonomia dal titolo “Il mondo che vorrei” , “Compagnia cosa sei”, “Salento”, “La Nostra Storia” composte nella stesura dei testi con il contributo di tutti i protagonisti del gruppo e arrangiate musicalmente con la chitarra suonata da P.
Nel Laboratorio oltre ad esserci un camino che rende ancora più accogliente l’ambiente, ci sono due tavoli uniti per aumentare la base di lavoro, tutta una serie di sedie racimolate nei vari ambienti ed un armadio contenente, materiale cartaceo, serie di colori, uno stereo portatile portato da un componente del gruppo, quattro scacchiere su gentile concessione da parte del DSM e tutte le carpette personali, nelle quali i ragazzi, di propria sponte, ripongono i propri disegni, poesie ed elaborati realizzati durante le varie attività di gruppo.
La durata degli incontri è stata da sempre prestabilita, anche per motivi organizzativi del nostro CSM non avendo a disposizione operatori sufficienti per l’attivazione di un Centro Diurno e di solito dura poco più di un’ora.
Questa apparente restrizione di orario tuttavia nel tempo ha permesso, non solo di non affaticare più del dovuto i ragazzi (lasciando il più delle volte l’attività sospesa per poi essere ripresa la volta successiva) ma ha reso possibile un crescente interesse personale in ogni componente tale da rendere sempre più stimolante la propria partecipazione, modalità condivisa anche dai familiari che di solito accompagnano i ragazzi aspettandoli sino alla fine dell’attività.
Per dare corpo a quanto si sta cercando di descrivere si riportano fedelmente i testi della quattro canzoni/poesie presentate in ordine di creazione, elaborate e musicate con orgoglio dai protagonisti del Laboratorio e presentate durante gli incontri semestrali che il nostro CSM organizza coinvolgendo familiari ed amici.
Ecco i testi:
IL MONDO CHE VORREI
Il mondo che io vorrei
Non è descritto in una sfera di cristallo
Ma io non ho paura ma speranze si
Al mattino vorrei svegliarmi
Sulla strada finalmente trovata
E restarvi fedele per sempre
Sentirmi che vado avanti
E incontrare e andare con gli altri
Per rendere il mondo migliore
Il mondo che vorrei
È come un film in bianco e nero
È come nei limpidi pensieri
La fantasia di antichi mestieri
Ma di quelli più veri, di ieri
Si intravede il giallognolo della foto
e intona il ricordo col gioco
Il mondo che io vorrei
È come un luminoso cielo
Dove gli uomini non fanno la guerra
Così non si macchia la terra
Se penso agli uomini di domani
Immagino già un leggero sorriso
Dove il dono della vita è condiviso
Il mondo che io vorrei
Rimanesse nei più limpidi sorrisi
Dei miei ricordi sinceri
Il mondo che io vorrei
Non è descritto in una sfera di cristallo
Ma io non ho paura ma speranze si
COMPAGNIA COSA SEI
Compagnia cosa sei
E’ un bel mondo se ci sei
Nei ricordi sei armonia
Per dare al nostro tempo un po’ di poesia
Tu che vivi il mondo con un po’ di paura
E che tutto il resto non ti rassicura
Pensa ad una persona amica
Che dovunque tu sia ti dà sintonia
La compagnia è condivisione
La compagnia è amore
La compagnia è sentire che ci sei
Con tutto quello che riguarda noi
Quando c’è buio e silenzio intorno a te
Chiama un amico e sarà con te
La compagnia è come un’ombra sull’ottone
Dove ti guardi e risolvi un problemone
Compagnia cosa sei
E’ un bel mondo se ci sei
Nei ricordi sei armonia
Per dare al nostro tempo un po’ di poesia
SALENTO
Tamburelli e mangia fuochi
Notti e balli di taranta
Per passione e l’orgoglio
Che fa crescere un germoglio
Tra l’amore di tutti quanti
Trovi la gente del posto
Ma anche quella del mare
Trovi quello che hai riposto
Salento, baciato dal vento
Mi culli con armonia
Che è nell’aria e nel paesaggio
Ti ritrovi con allegria
Crescono gli ulivi
Tra la gente contadina
Che nel cuore dell’uliveto
Si reca di mattina in mattina
Santi trascinati dal vento
Portati sulle spalle da chi
Timoroso va per la sua via
Di chi si tormenta e non va mai via
Tra il sudore del lavoro
E il profumo dei frantoi
Per passione e l’orgoglio
Che fa ricrescere un germoglio
LA NOSTRA STORIA
Questa è la Nostra Storia
Di una grande poesia
Che viviamo ancora insieme
In una grande armonia
Un volo cominciato assieme
Tenendoci forte per mano
Senza sentire terra
Da luoghi diversi veniamo
Silenzi diversi lasciamo
Quello che desideravamo accadesse
E’ come un sogno già avuto
Coesi nella retorica del tempo
Nell’incertezza delle nostre vite
Lasciando ciò che era strano
Scacchi, dama e giornali
Così vinciamo i mali
Quelli dentro e quelli fuori
Tra diversi umori
Ci raccontiamo e viviamo
Con l’entusiasmo delle parole
In un viaggio dopo l’altro
Senza fermarci mai
Camminando verso strade illuminate
Facendo ciò che facevamo prima
Il tempo fa maturare le sue cose
Avendo anche un occhio sul passato
E non dice di fermarci, no!
Anzi ci sprona a continuare
Senza domande da farsi, ma dare.
Questo Laboratorio, come già accennato, ha avuto ed ha come obiettivo la socializzazione, attraverso l’acquisizione di un vero e proprio senso di appartenenza, ossia di un sentimento connesso al sentirsi protagonisti e appartenenti ad un contesto condiviso dove sentirsi bene accettati e nello stesso tempo accettare l’altro.
Inoltre, appartenere ad un gruppo determina una interdipendenza fra elementi soggettivi ed intersoggettivi, elementi questi che appartengono all’intimità in ognuno di loro mentre altri invece sono appresi durante il contatto con il gruppo.
Tutte queste dinamiche di gruppo hanno realizzato in ognuno dei ragazzi, fin da subito, il raggiungimento di un livello di sicurezza garantito dal senso di appartenenza al gruppo, l’accelerazione dei processi di apprendimento poiché il gruppo serve da feedback continuo mediante il confronto con gli altri, l’aumento dell’efficienza e della funzionalità delle difese, infine la maturazione affettiva facilitata nel gruppo rispetto alla condizione isolata.
Ancora, appartenere ad un gruppo di lavoro produce dei cambiamenti nel funzionamenti del concetto di sé aumentando l’autostima; inoltre gli individui nel definirsi come membro di un Laboratorio, stabiliscono una relazione tra se stessi e le varie peculiarità e le norme comuni che sperimentano nel far parte di questo contesto.
La scelta dei ragazzi, se pur disomogenea per patologia, ha avuto come indicatore alcuni elementi come ad esempio che tutti avessero in comune il fatto di vivere con i propri genitori, di non essere sposati, di non avere figli, di non svolgere alcuna attività lavorativa, e soprattutto l’assunzione continua e regolare di psicofarmaci di tipo neurolettico sia di vecchia che di nuova generazione, ed infine che tutti avessero l’esperienza di precedenti ricoveri in SPDC Ospedalieri.
Le attività variegate svolte in laboratorio attraverso l’utilizzo della musica, il disegno, il gioco, la lettura, la stesura di elaborati, la video proiezione utilizzando il pc portatile di chi scrive, sia di concerti musicali che di spezzoni di filmati, ha permesso di coinvolgere dal punto di vista cognitivo, entrambi gli emisferi cerebrali.
Quello destro per ciò che riguarda il lato affettivo ed emotivo del comportamento, che, come ormai risaputo, è anche specializzato nella elaborazione degli stimoli visivi, nella rappresentazione mentale dello spazio e del tempo, nel riconoscimento delle espressioni facciali dell’altro, nella percezione e nella produzione della musica. L’emisfero sinistro, che come è noto, è più specializzato nelle funzioni linguistiche, quindi la lettura, la scrittura ma anche il ragionamento, le operazioni logiche, la coordinazione occhio-mano, l’attuazione di strategie implicate ad esempio nell’esperienza del gioco degli scacchi e della dama (una delle attività decisa e svolta dai ragazzi).
Mentre per quel che concerne il disegno e la musica anche quella ascoltata si attivano funzioni che comprendono l’immaginazione, la creatività, la percezione spaziale, le capacità artistiche e musicali, il ritmo, coinvolgendo il più delle volte le sfere emozionali profonde.
Tra i soggetti afferenti al Laboratorio del CSM di Casarano, interessante è stato il caso di C. , che partecipa al laboratorio sin dall’inizio della sua creazione, durante una recente occasionale somministrazione del Test cognitivo della WAIS-R.
Dall’elaborazione dei dati è emerso un netto miglioramento in generale, soprattutto nelle scale di performance, rispetto a quanto registrato quattro anni prima.
Questo accadimento, vista anche la grave psicopatologia di cui è affetto C., oltre a sorprenderci favorevolmente ci ha autorizzato ad una ulteriore riflessione su quanto tale attività di “Laboratorio dell’Arte delle parole, dei suoni e della musica” ,così strutturata, stimoli, in materia del funzionamento cognitivo, i cosiddetti “neuroni a specchio” e su quanto recentemente scoperto sul loro funzionamento.
I “neuroni a specchio” appartengono a una classe di neuroni che si attivano selettivamente sia quando si compie un’azione (ad esempio con la mano o con la bocca) sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri.
I neuroni dell’osservatore “rispecchiano” quindi ciò che avviene nella mente del soggetto osservato, come se fosse l’osservatore stesso a compiere l’azione.
Questi neuroni, individuati anche nei primati ed in alcuni uccelli, nell’uomo, oltre ad essere localizzati in aree motorie e premotorie, si trovano anche nell’area di Broca nella corteccia parietale inferiore.
Il prof. Iacoboni dell’Università di Parma recentemente ha dimostrato che i neuroni a specchio si legano non solo alle azioni degli altri ma anche ai loro sentimenti.
Secondo Iacoboni è stato individuato anche come questi neuroni mandano dei messaggi al sistema libico e ci aiutino a sintonizzarci coi sentimenti degli altri mettendo in evidenza una probabile spiegazione per comprendere meglio la cosiddetta empatia.
L’esperienza testologica occasionale di C. da noi non programmata all’interno di quella che, a nostro avviso, può essere definita una interessante metodologia gruppale attraverso l’utilizzo di una vera mediazione artistica, ha fatto sì che emergesse un elemento oggettivo su quanto era stato da noi registrato sia attraverso l’entusiasmo dei ragazzi nel frequentare il laboratorio, sia nelle varie articolazioni spontanee delle attività e dei conseguenti miglioramenti.
Appare importante sottolineare che le varie attività (compreso l’ascolto di musica portata fisicamente in laboratorio da ognuno e condivisa e/o la proiezione di video portate sempre dai protagonisti) non sono imposte dall’operatore, bensì vengono decise e rese operative da parte dei ragazzi con il proprio contributo decidendo alla fine di ogni incontro cosa fare per l’incontro successivo con un senso ampio di condivisione.
In questo caso la funzione dello psicologo è stata quella di contenere e mediare quanto emergeva dai singoli membri del gruppo, mettendo in risalto il senso paritario e il rispetto dell’esigenze altrui.
Infatti, nonostante vi siano delle ovvie profonde differenze caratteriali e comportamentali nei ragazzi, anche giustificate da un diverso andamento della patologia o comunque da diverse tecniche di coping dello stato morboso, è interessante notare come, nel corso dei diversi e numerosi incontri, si sia concretizzata sempre più un’atmosfera di profonda e autentica coesione tra i singoli membri del gruppo, quest’ultimo, il gruppo, inteso proprio come risorsa esso stesso per i ragazzi, rendendo possibile la continua stimolazione di un “confronto autentico”.
Infatti è da sottolineare il valore socializzante che sta alla base di questo progetto, che si basa su processi primari della comunicazione, più generalmente inteso ad esempio da Watzlawick, secondo cui sono da distinguere il contenuto della comunicazione dalla relazione, che avviene, quest’ultima, spesso attraverso comportamenti, segnali impliciti non verbali.
Ma, poiché non è possibile non avere comportamenti, allo stesso modo non si può non comunicare.
Così pur con le diverse personalità, con relativi differenti modi di comunicare l’attività gruppale era comunque ben orientata verso l’obiettivo intrinseco del progetto, cioè stare insieme e condividere.
Basti pensare che solo da recente alcuni ragazzi ci tengono a continuare il rapporto di reciproca stima creatosi all’interno del Laboratorio anche al di fuori dal CSM.
D’altra parte, non si può ad esempio non fare caso alle frasi stesse che i ragazzi scrivono nelle canzoni, che sono senz’altro l’elemento più diretto e inconfutabile dei loro sentimenti.
In effetti albergano diversi umori ad ogni incontro in quella stanza/laboratorio della condivisione, ma ognuno apporta qualcosa di buono nel gruppo, in un meccanismo di continua evoluzione reciproca.
Importante sottolineare come chi scrive abbia assunto il solo ruolo di modulatore, nell’incanalare i diversi pensieri verso lo stesso agito (ad esempio si è deciso che il tema dell’ultima canzone/poesia sarebbe stato il tempo e la storia del gruppo stesso) e/o nel dare il giusto feedback incentivando l’atteggiamento empatico nel gruppo.
Ciò che può emergere da questa esperienza operativa qui descritta è uno spirito di sana condivisone attraverso una mediazione artistica che risulta stimolante sia da un punto di vista strettamente funzionale che terapeutico, dando corpo a diversi processi squisitamente socializzanti, come il complesso processo di “decision making”.
Il processo di “decision making” che vede il coinvolgimento di diverse strutture cognitive e livelli di intelligenza emotiva, mette nella condizione l’individuo di trovare e, nello stesso tempo, dover valutare ed interpretare gli eventi, al fine di fare delle scelte ponderate tra differenti percorsi, come succede ad esempio nel gioco degli scacchi e/o a dama o durante la stesura dei testi delle canzoni, in cui, quasi come se fosse un vero tavolo di musicisti nell’atto di concepire una originale creazione artistica, ci si ritrova a dover confrontarsi su pensieri e sensazioni differenti, con tutte le implicazioni emotive che questo comporta, come ad esempio un sano scambio di opinioni discordanti e/o la ricerca della soluzione migliore da attuare in merito alla scelta di una parola o frase dalle diverse concepite (quasi come un ipotetico problem solving ).
Al di là dei costrutti teorici e dei vari postulati epistemologici rintracciabili tra le righe nelle varie descrizioni appare importante evidenziare come una semplice attività resa possibile operativamente in un Centro di Salute Mentale senza l’ausilio di strutture di supporto, la mancanza di fondi economici, la mancanza approvazione in ambito pubblico di una progettualità con lunghi tempi di attesa a differenza di ciò che invece accade nelle Comunità Psichiatriche Terapeutico Riabilitative convenzionate e/o Centri Diurni, possa rappresentare un valore aggiunto all’attività istituzionale e come essa stessa può rivelarsi fonte di grande trasporto emotivo di chi vi partecipa e opera in termini professionali, perché non bisogna dimenticare che, al di là dell’eventuale valenza terapeutica e/o riabilitativa, tutta ancora da dimostrare attraverso report e indicatori di risultato, questo tipo di attività va a toccare le famose e discusse corde emotive che albergano in ognuno di noi dove attraverso semplici cose i ragazzi sono riusciti a sorprendere tutti noi operatori che, malgrado tutto, continuiamo a non perderci d’animo.
Dott. Rosario Puglisi, Dirigente Psicologo Psicoterapeuta U.O.C. CSM Casarano DSM ASL/Lecce,
Psicologo analista CIPA e membro IAAP, vive e lavora a Casarano (Lecce).
Dott.sa Antonietta Grosso, Direttore U.O.C. CSM Casarano DSM ASL/Lecce
Si ringrazia per la collaborazione Portone Sara., Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica, tirocinante volontaria
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Questo articolo si riferisce alla rivista n°12 del 2010.