07 Mar Spunti riguardo l’Art Brut
di GianbattistaVoltolini
Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale ( 1945 ) il pittore francese Dubuffet, che diventerà in seguito un artista affermato internazionalmente, cercando di liberarsi dagli insegnamenti accademici, individua nell’originalità il valore per lui fondamentale tanto da spingerlo a cercare nuove cose, nuove strade.
Dubuffet, in particolare, ci interessa perché non ha cercato questo qualcosa nell’arte primitiva africana ( come molto prima di lui Matisse o Picasso ), neanche in paesi esotici ( come ancora prima Gauguin in polinesia ) ma lo ha cercato negli Ospedali Psichiatrici ( in particolare della Svizzera : Berna, Zurigo, Losanna ) dove ha trovato non solo qualcosa di nuovo ma addirittura qualcosa di totalmente Altro.
(Pedro Alonso Ruiz)
Invero già da almeno 50 anni negli Ospedali Psichiatrici erano conservate Opere di ricoverati che per la loro originalità e perseveranza non potevano più essere ignorate.
Protagonista indiscutibile di quel periodo è Hans Prinzhorn con una oggi storica raccolta di Opere ( custodita ad Heidelberg ) a cui bisogna aggiungere il suo fondamentale libro “ Bildnerei des Geisteskranken “ del 1922 ( traducibile come
“ Costruzioni dei malati di mente “ ).
Dubuffet si trovò quindi di fronte a vere e proprie raccolte, in alcuni casi da lui acquisite interamente e facilmente, non avendo in quel periodo la maggior parte degli psichiatri colto l’importanza di tali produzioni spontanee.
Oggi possiamo ammirare queste Opere al ” Museo dell’ Art Brut ” di Losanna, diretto dalla prof. Lucienne Peiry, per lunghi anni condotto dal prof. Thévoz , dove si è continuata l’opera di Dubuffet accrescendo negli anni la collezione ( oltre 16000 opere più 8000 nella sezione acclusa “ Neuve Invention “ ).
Il grande merito di Dubuffet fu non tanto quello di aver scoperto queste opere ma quello di averle cercate, riunite, conservate e valorizzate sotto il profilo estetico.
Dubuffet rimane una figura chiave in questo campo, nonostante la sua personalità controversa e polemica abbia reso ostico l’approccio.
(Vignali Pellegrino)
Un solo esempio : il termine “ Art Brut “ da lui coniato per questi Autori è particolarmente espressivo ( ed oggi universalmente conosciuto ) ma per altro mantiene in sé una contraddizione di termini : infatti, se con “ Brut “ si vuole ribadire il rifiuto di tutto quello che è colto, legandolo al termine “ Art “
si ricade fatalmente nel campo culturale.
La valutazione che invece dà chi lavora in un Atelier con persone reali ( e non quadri asettici ), con problemi concreti ( e non disquisizioni accademiche ), non può coincidere con la visione colta ed aristocratica di Dubuffet; mentre dovrà confrontarsi con il contatto quotidiano con persone ( spesso in difficoltà ).
In primo piano balzeranno, quindi, i problemi di relazione, il rapporto umano che, a prescindere dal contesto psichiatrico, può essere distruttivo o, al contrario, positivo, terapeutico.
Ecco, allora, che le opere di cui parliamo, acquistano tutto un altro significato.
Noi potremo e dovremo considerarle sul piano della comunicazione, come uno strumento per mettersi in relazione con gli altri, per dire cose che altrimenti “non si possono” dire.
Attraverso il disegno e la pittura questi Autori cercano e spesso riescono ( a volte in modo strabiliante ) ad esprimere cose che hanno dentro, anche in profondità, che non sarebbero mai riusciti ad esprimere verbalmente, con la logica, con la razionalità.
(Zivieri Giuseppe)
La cosa che più accomuna queste persone è una particolare sensibilità,
una fragilità che ha provocato loro grande disagio e difficoltà di adattamento.
Alcuni sono stati ricoverati, altri no : ma anche in questi ultimi è venuto a mancare qualcosa, qualcosa di tanto prezioso, di tanto necessario che, appena possibile,
hanno cercato di riempire costruendo un proprio spazio, un proprio mondo.
In particolare ognuno di loro ha avvertito un grande vuoto ed ognuno ha lavorato con i tempi ed i mezzi a lui congeniali : da qui deriva la assoluta diversità delle realizzazioni di un Autore Brut rispetto agli altri, cosa che, per noi osservatori, si traduce nel valore estetico della originalità ( oggi quanto mai raro ! ).
Nel caso dell’Art Brut possiamo dire allora che l’aspetto estetico ( ovviamente ) c’è ma fornisce solo una parte del valore e del significato : occorre aggiungere ( anzi prevale ) una conoscenza diretta della persona, una fiducia ed una confidenza che si ottengono solo con una lunga frequentazione ed una disponibilità all’ascolto, oggi assolutamente rara, diciamo pure scomparsa nella quotidianità del nostro agire ma indispensabile per comprendere l’Altro.
(Adriano B.)
Giovanbattista Voltolini
Psichiatra, studioso di Art Brut